Paolo Pio Perazzo nacque a Nizza Monferrato il 5 luglio 1846.
La sua grande guida fu lo zio don Carlo, professore di ginnasio, che seguirà nei suoi trasferimenti a Villafranca Piemonte, Moncalvo e Pinerolo. Qui conseguì la licenza classica, ma lasciò gli studi e il 31 maggio 1861, a 14 anni, fu assunto presso la stazione ferroviaria di Pinerolo.
La sua formazione religiosa iniziò presso il convento dei Cappuccini di Pinerolo, dove divenne, nel 1875, terziario francescano.
Successivamente, grazie alle capacità organizzative dimostrate, venne chiamato a Torino presso la divisione del traffico. Per più di 20 anni svolse le mansioni di capo ufficio, conquistando la stima e l'affetto dei compagni di lavoro per la sua competenza, l'onestà e la solidarietà dimostrata verso di essi.
Il 19 marzo 1875 entra nella Fraternità Francescana di S. Tommaso, numerosa e ben organizzata, anche per la presenza di tanti frati e da sante figure dell’epoca, come s. Giovanni Bosco e s. Leonardo Murialdo. Il 15 aprile 1908, dopo solo 2 giorni e mezzo di preavviso, venne licenziato scandalosamente a soli 52 anni e 37 anni di servizio, senza aver raggiunto ancora il limite di età (a nulla valse il ricorso al Consiglio di Stato); se avesse compiuto la carriera normalmente, avrebbe dovuto raggiungere la qualifica di Capodivisione oppure di Ispettore Capo, invece rimase per tutta la vita un Capoufficio senza avanzamento di carriera e quasi sempre con lo stesso stipendio.
La sua attività di dipendente fu esemplare, integerrima, cercò di dare il suo aiuto non badando ad orari, festività, turni, straordinari non pagati; stilò vari Regolamenti che ebbero un’incidenza importante nel futuro delle Ferrovie.
Non si tirò indietro quando bisognava difendere i diritti di terzi e degli operai stessi contro le Ferrovie.
Non nascose mai il suo amore per la Fede e per il papa, in quei tempi di persecuzione laico-massonica, i cui esponenti e suoi superiori, conoscendo le sue idee cattoliche e la sua forza spontanea nell’affermarle nell’ambiente di lavoro, non lo favorirono mai, umiliandolo invece, con la promozione ai gradi superiori di giovani che lui stesso aveva introdotto nel lavoro ferroviario.
Fu legato da grande amicizia a Leonardo Murialdo col quale collaborò alle iniziative di apostolato tra i giovani. Su sua iniziativa furono fondate l'Opera delle Biblioteche circolanti, gli oratori per il catechismo ai fanciulli e la Società degli Operai cattolici. Entrò nella Conferenza di San Vincenzo del Corpus Domini il 23 febbraio 1874. Svolse anche un’intensa attività giornalistica collaborando con "L'unità cattolica" e con "L'emporio popolare".
Nel 1874 fondò, ancora col Murialdo "L'Indicatore cattolico", e quindi "La voce dell'Operaio" che poi divenne "La Voce del Popolo". Scrisse inoltre anche numerosi opuscoli e manuali di preghiere. Sorto poi il Comitato Promotore delle Unioni Cattoliche Operaie per la diocesi di Torino ne fu eletto vice presidente. Fu poi membro di direzione dell'Opera dei Congressi.
Nel 1881 entrò a far parte del Consiglio Generale della Società "La Benefica", associazione di mutuo soccorso con lo scopo di investire in beneficenza gli utili risultanti dai capitali investiti. Insomma, non c'era sodalizio od opera che non lo vedesse partecipare direttamente o indirettamente con contributi finanziari.
Fondò la Pia Unione contro la bestemmia ed il turpiloquio, modellandola su quella già esistente in Roma dal 1846. Nel febbraio del 1910 assieme ad alcuni ferrovieri fiorentini riuscì a stampare il primo numero della rivista cattolica per i ferrovieri "Direttissimo".
La rivista fu il primo passo per coronare il suo sogno: nell'ottobre dello stesso anno diede vita al Sindacato Nazionale tra i ferrovieri cattolici italiani.
L'ultima sua opera fu la costituzione dell'Opera dell'Adorazione quotidiana di cui, nel 1891 fu nominato presidente. E fu proprio durante il suo soggiorno a Roma per presentare alla Santa Congregazione lo statuto del sodalizio, che iniziò l'agonia che lo portò alla morte in pochi giorni.
Il 1° novembre 1911, a Roma, rientrando a casa dopo una benedizione eucaristica, fu morso da un piccolo cane; subito non diede peso al fatto, colpito poi da leggera febbre, alcuni giorni dopo fu anche visitato all'Istituto Antirabbico della capitale ma anche qui non fu dato peso al fatto. Il 7 novembre giunse a Torino dove intraprese la cura antirabbica, ma ormai era troppo tardi.
Pochi giorni dopo iniziò una paralisi alle mani che ben presto si estese a tutto il corpo. Si spense il 22 novembre 1911. La sua salma fu trasportata e sepolta a Nizza Monferrato, nella tomba di famiglia.
Il 19 marzo 1953 le sue spoglie furono riportate, giungendo a Porta Nuova, nella chiesa di S. Tommaso a Torino e deposte in un sarcofago. Il 6 aprile 1998, Giovanni Paolo II firma il decreto dell'eroicità delle virtù dichiarandolo venerabile.
Dedicò tutta la sua vita ad offrire aiuti e sostegno alla povera gente; svolse opera di apostolato nel suo stesso luogo di lavoro, anche a costo di essere maltrattato dalle stesse persone che erano state da lui beneficate.
Il suo tenore di vita fu sempre austero. Dei suoi risparmi si serviva per aiutare i poveri. Digiunava e riposava poco per pregare e partecipava a tante attività apostoliche e caritative.
Al venerabile Paolo Pio Perazzo è stata intitolata la nostra Fraternità Regionale Piemonte – Valle d’Aosta