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I frati a Pinerolo

I Frati Cappuccini: le origini

I Cappuccini furono così chiamati dal popolo per il colore marrone chiaro dell’abito con il lungo cappuccio aguzzo. Rappresentano l’ultima riforma dell’Ordine dei Frati Minori fondato da San Francesco d’Assisi, iniziata dal padre Mattia Serafini da Bascio (Pesaro) nel 1525, poi giuridicamente approvata dal pontefice Clemente VII con la bolla “Religionis zelus” del 3 luglio 1528.
La riforma ottenne pure il forte appoggio di Caterina Cybo-Verano, duchessa di Camerino, e della più celebra Vittoria Colonna, marchesa di Pescara, letterata e amica di Michelangelo.

I Frati Cappuccini a Pinerolo: insediamento e prima soppressione

I Cappuccini ottennero di stabilirsi in Pinerolo cinquant’anni esatti dall’inizio della loro riforma, il 30 ottobre 1575, dopo che il Consiglio dei Cento accolse la loro richiesta.
Il 26 ottobre dell’anno successivo, con il breve pontificio di Gregorio XIII indirizzato al bolognese cardinale Filippo Guastavillani, che offre il terreno nella regione di San Maurizio, viene sancita la costruzione del convento.
La chiesa è fondata dai conti Falcombello di Albaretto. La posa della prima pietra e la tradizionale erezione della croce avvenne alla presenza di Monsignor Gerolamo della Rovere, arcivescovo di Torino e procuratore del Guastavillani, il 27 novembre 1576, mentre il rito della consacrazione della chiesa, dedicata ai santi Lorenzo martire, Maurizio e Lazzaro, avrà luogo soltanto il 16 settembre 1584, per mano del visitatore apostolico monsignor Angelo Peruzzi di Mondolfo, arcivescovo di Sarsina. Sarà ancora riconsacrata il 21 settembre 1762 dal vescovo di Pinerolo, monsignor Giovanni Battista D’Orliè de Saint Innocent.

Seguono la costruzione di una nuova ala del convento (1642) e quella di un nuovo chiostro (1674).
Invece nella chiesa si inizia un ulteriore ampliamento il 10 agosto 1661, a spese del conte Domenico Falcombello di Albaretto.
Dopo circa 230 anni di attività apostolica in città e nelle valli del Pinerolese, il 22 settembre 1802 i Cappuccini vengono espulsi in forza della legge napoleonica di soppressione di tutti gli Ordini religiosi del 16 agosto precedente.
Il convento è affittato al conte Falcombello che ospita in casa propria i religiosi, mentre il superiore Padre Mariano da Cavour continua ad officiare la chiesa.

Primo ritorno e seconda soppressione

Con la sparizione dell’egemonia napoleonica, il 16 settembre 1815 il sindaco di Pinerolo, conte Gabriele Ponte Falcombello di Albaretto, e l’Amministrazione comunale si rivolgono alla commissione ecclesiastica per la riapertura del convento. In seguito all’approvazione ottenuta da monsignor Vittorio Ferrero della Marmora, vescovo diocesano, (16 febbraio 1816) e quella del re Vittorio Emanuele I (22 marzo seguente), il 10 aprile 1816 i Cappuccini rientrano in possesso del Convento e vi collocano uno studio di filosofia e di teologia per i chierici, di cui sarà superiore, nel 1839, padre Venanzio Burdese da Torino (1803-1864), futuro ministro generale dell’Ordine dei Cappuccini.
Oltre alle consuete iniziative religiose e sociali, i Cappuccini si aggregano ai Terziari Francescani già sotto la giurisdizione dei Conventuali (1817), e ospitano gli Oblati di Maria Vergine, sfrattati dal Governo Italiano (1857); accolgono le istanze regie di assumersi la cura spirituale delle carceri (1818) e del forte di Fenestrelle (1836) e si prestano al servizio dei malati di colera rinchiusi nel lazzaretto cittadino e in case private (1854).
Padre Luigi Maria Cavalli da Pinerolo acquista, a nome del fratello, parte dell’ex convento di San Francesco per ospitare undici poveri.
Purtroppo, l’attività benefica viene bruscamente troncata da una seconda soppressione, questa volta inflitta dal Governo Italiano, il 22 maggio 1855, entrata in vigore il 1° gennaio 1867. Il 1° dicembre 1874 il Comune di Pinerolo vende il convento.
Il nuovo proprietario costruisce una filanda nel terreno dei frati, mentre l’edificio antico viene adibito ad abitazione privata.
I due sacerdoti rimasti, su richiesta del vescovo diocesano, officiano la chiesa di San Bernardino con annessa la cura del Terz’Ordine francescano.

Secondo ritorno dei Cappuccini a Pinerolo

Furono due terziari francescani a farsi promotori del ritorno dei frati a Pinerolo.
Nel luglio 1945 l’assistente della fraternità dei Terziari (oggi Ordine Francescano Secolare) di Pinerolo, don Francesco Vigna, invitò il delegato distrettuale cappuccino, padre Evaristo Schiavazzi da Busca, a compiere la visita canonica.
In quella circostanza i Terziari espressero apertamente il desiderio di riavere i Padri Cappuccini in Pinerolo.
Alla morte del settantaseienne don Vigna (18 marzo 1947), gli subentrò come assistente don Giuseppe Guglielmino, direttore dell’O.N.A.R.M.O., il quale portò avanti l’iniziativa del predecessore, affiancato dalla ministra (la contessa Lucilla Savorgnan) e dal ministro (il geom. A. Gallea) del Terz’Ordine.

Le trattative con la Curia vescovile si trascinarono per ben cinque anni, cioè sino al Capitolo provinciale dei Cappuccini piemontesi del luglio 1952.
Il neo-eletto ministro provinciale, padre Vittorio Paroldi da Ceva, prende a cura il progetto, ed il 1° ottobre dello stesso anno viene approvato l’acquisto del terreno espropriato, con i resti della filanda, operazione ratificata dalla Congregazione dei Religiosi il 18 seguente.
Lo strumento di acquisto dal proprietario Ermanno Turk viene stilato il 31 ottobre.

Dopo la lunga assenza, il 9 marzo 1953 un cappuccino si stabilisce definitivamente a Pinerolo nella chiesa di San Bernardino, retta da don Guglielmino: si tratta del già conosciuto padre Evaristo Schiavazzi da Busca, al quale si aggiunge l’ottimo falegname fra Eugenio Damiani da Torino, seguiti a breve dal padre, Giovanni Battista Miraglio da Valdieri e dal cuoco fra Umberto Genero da Bra.
Finalmente anche la cappella, dedicata all’Immacolata, viene benedetta dal vescovo di Pinerolo, monsignor Gaudenzio Binaschi, cerimonia preceduta da una lunga processione di sacerdoti e laici rimasta nella memoria di molti di allora.
Il 21 novembre del 1956 il complesso ospitava lo studentato filosofico proveniente da Villafranca Piemonte, che sarà poi trasferito al Monte dei Cappuccini di Torino il 21 agosto 1965.
L’11 dicembre 1956 il fabbricato viene benedetto solennemente dal ministro generale, padre Benigno da Sant’Ilario Milanese.

Oggi...

Molti uomini e donne del Pinerolese, credenti e non, hanno conosciuto la profondità e la vicinanza dei frati nel convento, presenti per anni nel mondo della scuola, del lavoro, dell’assistenza spirituale.
Spesso il convento è stata mèta frequente di incontri da parte di qualcuno che aveva bisogno di una parola, un consiglio, o anche solo per un saluto. La presenza dei Novizi ha garantito per tempo un pasto ai tanti che hanno bussato alle porte del convento. Ancora oggi questa disponibilità ed accoglienza è garantita, nei limiti del possibile.
Nel corso degli ultimi anni infatti i Cappuccini Piemontesi devono fare i conti con i problemi di gestione e ristrutturazione di grandi strutture, preoccupazioni comuni a molte altre congregazioni e alla Chiesa in generale.
Parte dei fabbricati inizialmente di proprietà del convento è stata venduta, ed il futuro resta incerto, anche alla luce della crisi vocazionale.
Il Noviziato, che negli anni ha visto il passaggio di tanti giovani, ha lasciato oggi il posto all’Infermeria, dove diversi di quei giovani, ora frati, sono tornati e hanno vissuto e vivono tutt’ora la loro vocazione nella cura dei confratelli anziani e malati.

Fallimento? Lenta fine di una presenza?
E’ innegabile che la Chiesa sta vivendo profondi cambiamenti, che non devono vederci muti spettatori o fare memoria dei “bei tempi”.
Oggi più che mai è forte il richiamo alla presenza dei laici, una responsabilità che non può più rimandare al Ministero Ordinato la propria vocazione ed il proprio cammino di cristiani adulti.
Grati a Dio e a Francesco del dono dei frati, attraverso i quali molti di noi si sono avvicinati al mondo francescano, questo impegno si concretizza nell’appartenenza all’Ordine Francescano Secolare della Fraternità di Pinerolo che, con fatica, nella quotidianità e nella secolarità cerca di vivere il messaggio francescano “dal Vangelo alla Vita e dalla Vita al Vangelo”.
Il Convento è e rimane una presenza forte per la Chiesa di Pinerolo e per ognuno di noi, non tanto per le mura e la sua storia centenaria, ma per le persone che sono passate e vivono tutt’ora, testimoni viventi della figura di Francesco.