Con la sparizione dell’egemonia napoleonica, il 16 settembre 1815 il sindaco di Pinerolo, conte Gabriele Ponte Falcombello di Albaretto, e l’Amministrazione comunale si rivolgono alla commissione ecclesiastica per la riapertura del convento. In seguito all’approvazione ottenuta da monsignor Vittorio Ferrero della Marmora, vescovo diocesano, (16 febbraio 1816) e quella del re Vittorio Emanuele I (22 marzo seguente), il 10 aprile 1816 i Cappuccini rientrano in possesso del Convento e vi collocano uno studio
di filosofia e di teologia per i chierici, di cui sarà superiore, nel 1839, padre Venanzio Burdese da Torino (1803-1864), futuro ministro generale dell’Ordine dei Cappuccini.
Oltre alle consuete iniziative religiose e sociali, i Cappuccini si aggregano ai Terziari Francescani già sotto la giurisdizione dei Conventuali (1817), e ospitano gli Oblati di Maria Vergine, sfrattati dal Governo Italiano (1857); accolgono le istanze regie di assumersi la cura spirituale delle carceri (1818) e del forte di Fenestrelle (1836) e si prestano al servizio dei malati di colera rinchiusi nel lazzaretto cittadino e in case private (1854).
Padre Luigi
Maria Cavalli da Pinerolo acquista, a nome del fratello, parte dell’ex convento di San Francesco per ospitare undici poveri.
Purtroppo, l’attività benefica viene bruscamente troncata da una seconda soppressione, questa volta inflitta dal Governo Italiano, il 22 maggio 1855, entrata in vigore il 1° gennaio 1867. Il 1° dicembre 1874 il Comune di Pinerolo vende il convento.
Il nuovo proprietario costruisce una filanda nel terreno dei frati, mentre l’edificio antico viene adibito ad abitazione privata.
I due sacerdoti rimasti, su richiesta del vescovo diocesano, officiano la chiesa di San Bernardino con annessa la cura del Terz’Ordine francescano.